Paolo Levi

Giugno 2010

Contributo critico di Paolo Levi:

LE FRAMMENTAZIONI DELLA MEMORIA

La ricerca materica di Franca Franchi si presenta come vocazione alternativa alla morte dell’arte, e come rimedio vivificante rispetto all’arte povera. Pur tenendosi lontana dalla figurazione tradizionale o dalla gestualità pittorica dell’informale, il suo uso di materiali poveri non è negazione, ma poetica rielaborazione di forme che comunque asseriscono una scelta stilistica, un’idea estetica, e la consapevolezza del fatto che nulla si distrugge nel flusso della vita, che tutto si ricrea nella continuità, e che innovare non significa rinnegare. Quando Franca Franchi compone un disegno fatto di specchi frantumati, produce una narrazione compiuta, esattamente come se utilizzasse il colore e i pennelli, dove la materia non è autoreferenziale, ma strumento plastico e pittorico, un mezzo quindi, non un inerte sofisma visivo. E qui, ancora una volta riconosciamo il gesto artistico come necessità spirituale di riprodurre un’emozione, la pulsione istintiva di lasciare traccia di sé, a futura memoria, a testimonianza di aver vissuto, toccato e conosciuto la bellezza.
L’autrice riesce a modellare costrutti di forte impatto visivo ed emozionale, che tuttavia rispondono a canoni di assoluta chiarezza espositiva, alludendo a un paesaggio mentale intriso di spiritualità, dove il gesto creativo sembra essere improntato alla ritualità solenne e incisiva della cultura zen.


Paolo Levi